…Natale si avvicina […]

“In questo periodo al lavoro i ritmi sono allucinanti, Natale si avvicina e il mondo sembra ansioso di imbandire la tavola con specialità italiane da consegnare in quantità esorbitanti e con tempistiche folli. L’ufficio é un delirio di telefonate, mail e richieste impossibili. Coi colleghi i rapporti sono tesissimi, si ha costantemente la sensazione di non riuscire a rispettare le scadenze e a evadere gli ordini dei clienti. Noi siamo tutti stressatissimi, trascorriamo intere giornate a rincorrere i prodotti e le spedizioni, io e Maurizio abbiamo un filo diretto che ci porta a scontrarci più volte e su vari problemi. Ma che, allo stesso tempo, ci avvicina ogni giorno di più, trascinandoci in un vortice di ansia e nervosismo che ci consente di entrare sempre più in sintonia, uniti dalla continua pressione a cui siamo sottoposti e dalla compassione che inevitabilmente finiamo per provare nei confronti l’uno dell’altra.
Un giorno, a metà dicembre, mentre sono in giro per il magazzino alla ricerca dell’ennesimo bancale di prodotto destinato a un cliente australiano misteriosamente scomparso, Maurizio mi vede vagare in preda al panico e allo sconforto. Lo vedo venire verso di me senza dire nulla. Mi guarda negli occhi e sicuramente intuisce che sono sull’orlo di una crisi di pianto, che in quel momento ho perso ogni speranza. E improvvisamente, in silenzio, mi abbraccia. É un abbraccio così caldo, famigliare e accogliente, che in quel momento tutte le mie ansie e le mie preoccupazioni spariscono. Non sono più al lavoro, ma per qualche secondo sono a casa. Una casa che non è la mia casa di sempre, che non so neanche di avere, che mi trasmette allo stesso tempo serenità e conforto dai problemi di tutti i giorni. Dai ritmi di lavoro opprimenti e dall’insensibilità di un compagno che anziché ascoltarmi e cercare di capire cosa mi tormenta, mi accusa di non essere abbastanza presente. Io.
Rientro in ufficio e mi siedo alla scrivania. Cerco di pensare a quello che devo fare, di fare mente locale per non distrarmi. Ma ho questa sensazione mista tra gioia e inquietudine che mi tormenta e mi impedisce di ragionare. Non mi importa più così tanto evade-re tutti gli ordini della giornata, non mi interessa a che ora uscirò e quando riuscirò ad andare a fare la spesa per mettere qualcosa in tavola. Penso solo al turbinio di sensazioni che l’abbraccio di Maurizio ha provocato nel mio cuore. Cerco di non sentirlo per il resto della giornata, di svagarmi portando a termine le scadenze. Arrivo a casa a un orario impossibile, troppo esausta per analizzare le mie emozioni e crollo addormentata fino al mattino seguente. Cosa che non mi succedeva da almeno un mese.

Il mattino seguente non riesco a connettere, continuo a vedere gli occhi di Maurizio che scrutano la mia anima e intuiscono l’angoscia che mi tormenta. “Non so cosa mi succeda, ma da ieri non riesco a pensare ad altro che al tuo abbraccio”, gli scrivo. Lui non risponde. Penso di essermi fatta dei gran viaggi mentali e la sua telefonata che arriva intorno a mezzogiorno mi conferma che in effetti é così. «Guarda, Cecilia, ho visto un’amica in difficoltà e ho capito che non potevo stare con le mani in mano, a guardare un pulcino spegnersi schiacciato dall’ansia e dalla pressione», mi dice. Io prendo atto della sua versione – che in effetti conoscendolo mi sembra plausibile – anche se non riesco a nascondere un filo di delusione. Torno al mio lavoro e mi convinco che la cosa deve finire lì.
Ma non riesco a farmela passare. Questa persona con un semplice sguardo e con un abbraccio quasi fraterno é riuscita ad emozionarmi come non succedeva da mesi, forse anni. Decido che devo approfondire la conoscenza di Maurizio. Che se qualcosa lo ha spinto ad esporsi così nei miei confronti, arrivando a toccare la mia anima, ci deve essere una ragione profonda, che nessuno di noi due conosce. Sento crescere in me il desiderio di averlo vicino, di passare del tempo con lui e, con il passare delle ore, arrivo a pensare che devo assolutamente trovare un momento per vederlo da sola, per parlargli e per conoscerlo nel profondo.
Decido di far passare qualche giorno nella speranza che sia solo un momento di debolezza, uno scherzo del cervello dovuto all’eccesso di stress. Ma continuo a pensare a Maurizio. Al lavoro faccio di tutto per sentirlo o per incontrarlo, a casa non faccio altro che immaginare cosa starà facendo mentre io mi annoio guardando la tv passivamente con Alessandro.
Così, dopo qualche giorno di agonia, stabilisco che non posso accontentarmi della sua prima risposta e cerco un pretesto per presentarmi nel suo ufficio. Mentre parliamo del più e del meno, gli dico che mi piacerebbe uscire una sera per una birra. Ho proprio bisogno di scambiare due chiacchiere con una persona amica, che possa capire il disagio che sto provando in questo periodo. Dentro di me so già che quello che voglio da lui va decisamente oltre le chiacchiere con una persona amica. Senza accorgermene mi ritrovo a sentirmi incredibilmente attratta da lui anche dal punto di vista fisico. Con gli anni ho capito che per me il coinvolgimento emotivo, nel momento in cui arriva a un livello così potente, porta sempre un forte desiderio di intimità. E di rapporto fisico. Ormai é un’ossessione, penso a lui in continuazione. Ho assolutamente bisogno di sapere se quel calore e quel senso di protezione che ho avvertito tramite un semplice abbraccio corrispondono a un riscontro fisco altrettanto coinvolgente e gratificante. Sembra comunque che per quella setti-mana sia impossibile vedersi. Con le varie cene di Na-tale della palestra, dei compagni delle superiori, dei vecchi amici e dell’azienda abbiamo entrambi la setti-mana fitta di impegni già presi da tempo. Siamo pur-troppo costretti a rimandare la nostra uscita a dopo Natale.
La sera della cena aziendale arriviamo con due macchine diverse, scarrozzati da altri colleghi. Ci se-diamo vicini e chiacchieriamo come sempre, come se niente fosse, scherziamo e ridiamo con i colleghi presenti che sono all’oscuro di tutto, io non riesco a trattenere l’emozione che provo all’idea di una nostra uscita soli e gli lancio delle occhiate eloquenti. Lui evidentemente non sospetta neanche lontanamente di che cosa possa essere capace la mia mente malata in preda alla foga dell’ormone impazzito.

Il giorno dopo é l’ultimo giorno di lavoro prima della chiusura natalizia. Nell’aria c’è un clima teso ma effervescente, tutti sono visibilmente eccitati all’idea delle vacanze in arrivo. Io realizzo solo a metà giornata che per qualche giorno non riuscirò a vedere Maurizio, che le nostre comunicazioni si limiteranno solo a qualche messaggio. Che per le giornate a venire dovrò fingere di essere in sintonia con il mio compagno quando vorrei solo fuggire e trascorrere un po’ di tempo accanto a qualcun altro. Alle cinque prima di andare a casa decido di raggiungere Maurizio nel suo ufficio per gli ultimi auguri prima della chiusura. Dieci minuti fa abbiamo brindato con tutti e diciamo che quel calice di Prosecco a stomaco vuoto sta facendo il suo lavoro. Quando lo vedo gli corro incontro mostrando decisamente troppo entusiasmo, ma i suoi colleghi mi conoscono e sanno che non sono nuova a questi improvvisi attacchi di slancio eccessivo. Maurizio, sulle prime, ridacchia e cerca di mantenere una specie di distacco, quasi imbarazzato dalle mie dimostrazioni di affetto così plateali, ma non si rende conto che nessuno a parte lui sta dando peso alla cosa. Vorrei baciarlo, e glielo dico. Non mi bastano le strette di mano, le pacche sulle spalle e i bacetti sulle guance, voglio potergli dare un bacio vero, per fargli sentire quello che provo e per tentare di ricambiare l’emozione che mi ha trasmesso lui con il suo abbraccio. Lui é incredulo, continua a ripetere che sono pazza. Non capisco se stia pensando ad alta voce o se intenda convincermi davvero del fatto che sto commettendo una pazzia. Riesce a fermarmi ad appena un centimetro dalle sue labbra e mi dice: «no dai, non qui, voglio che stiamo bene». Perché in fondo Maurizio é un romanticone. Vuole che il nostro contatto, che entrambi stiamo aspettando e desiderando più di ogni altra cosa da qualche giorno a questa parte, abbia un significato particolare. Non posso che essere d’accordo. Rimandiamo tutto a dopo Natale allora. Usciremo insieme per una birra il giorno dopo santo Stefano.

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